Dario Desi, storico personaggio radiofonico italiano, ha scritto quanto segue sul suo profilo Facebook:

🔴 MONDO RADIO 📻…a gentile richiesta, riporto qui un mio commento ad un post…e non sarò breve 🤣:
Io farei una distinzione tra conduttori “vecchi” e conduttori “anziani”…
Ci sono conduttori anziani vecchi ma anche giovani conduttori già vecchi, così come ci sono anagraficamente anziani che continuano ad essere estremamente sul pezzo, capaci e assolutamente al passo coi tempi!
In sintesi: la radio non dovrebbe essere una questione anagrafica…🤷🏻‍♂️
Per quanto riguarda il discorso contrattuale e, di conseguenza, economico…penso che esclusi i “soliti noti” della mia generazione e di quella immediatamente successiva, oggi solo di radio non si campa più benissimo…anzi…molto spesso non si campa 🤷🏻‍♂️
Ho iniziato a fare radio nel 1979, da professionista nel 1983 (e non ancora nei network). Nell’83 il mio primo stipendio era già il doppio di quello di un impiegato medio…c’erano poi la discoteca, le serate. La mia prima auto fu una Audi 80 nuova, acquistata a 25 anni senza chiedere una lira in famiglia (che poteva anzi contare su un mio fisso mensile)…
Me ne sono andato da Discoradio a fine anni ’80 con uno stipendio di circa 1.500.000 di lire, con tredicesima e quattordicesima (era l’89, fate voi il confronto con oggi)…ed ero solo un radiofonico emergente!
Poi certo, arrivarono One O One, R101, RMC, le serate nei locali più prestigiosi, le manifestazioni e le convention in cui si potevano fare parecchi soldi 💴 …anche perché nessuno di noi “scendeva sotto una quota prestabilita” (cit. Top Gun 😂) pur di lavorare…un accordo non scritto ma rispettato più o meno da tutti!
Fare questo mestiere voleva dire (e dovrebbe voler dire ancora) far parte di un’élite a prescindere…perché in USA 🇺🇸 e nel Regno Unito 🇬🇧 è ancora così! Certo un tempo i direttori artistici erano veri “capitani” della squadra operativa, erano di spessore e non si facevano problemi nel confrontarsi anche duramente con gli editori che, a differenza di oggi, facevano gli editori e non i direttori artistici! Oggi i direttori (eccetto Linus e pochi altri) sono di fatto coordinatori o segretari degli “editori artistici”…e questo ha portato inevitabilmente alla povertà di contenuti e idee innovative della radiofonia tutta (o quasi)! Persino chi dovrebbe decidere la musica oggi, in certe realtà, viene scelto tra i “non pensanti”, meno esperti di musica e tra quelli meno rompipalle…perché spesso, anche nel settore più importante della radio, l’ultima parola spetta sempre all'”editore artistico”!
La successiva epoca della mediocrità ha poi fatto il resto…l’epoca di chi, pur di parlare dietro un microfono ha accettato e accetta cifre assurde o addirittura lavora gratis (e magari è pure bravo eh?!)…
Il mercato, com’era già successo per le discoteche, è andato quindi inevitabilmente a putt.ne 🤷🏻‍♂️ …e non venitemi a dire che i tempi sono cambiati, che girano meno soldi e bla bla bla…vero in parte!
Ma chissà come mai poi per certi “nomi” già famosi i soldi saltano sempre fuori 😉
La verità è che prima il conduttore non era l’ultimo anello della catena…oggi (ahimè) sì 😢
In conclusione, che dire ai bravi giovani che oggi comunque ci sono in giro? 🤔…beh! Consiglierei di continuare a fare radio solo se:

  1. Per voi è solo un passaggio per poi dedicarvi ad altre forme di comunicazione o d’arte dello spettacolo!
  2. Avete un conto in banca già interessante.
  3. Siete già “famosi” di vostro e per questo, al di là delle vostre reali capacità radiofoniche, potrete ottenere contratti interessanti.
    E per quanto riguarda l’inquadramento:
    Non basta essere a partita iva per definirsi lavoratori autonomi! Il conduttore radiofonico oggi (ed eccezione di pochissimi celebri casi) non solo è a tutti gli effetti un lavoratore subordinato…ma, per assurdo, non ha neanche un briciolo di tutti i diritti e benefici riservati ai lavoratori subordinati ordinari…
    In un paese normale, un conduttore radiofonico professionista (perlomeno di superstation o nazionali) non dovrebbe essere costretto a fare un doppio lavoro per campare…che tra l’altro, pensandoci bene, è un po’ triste anche per l’immagine della radio stessa, soprattutto se blasonata!
    Buona radio (e vita) a tutti 🤗