Michela Murgia

Ho sempre pensato a Michela Murgia come a una delle espressioni più dannose, deleterie e irricevibili della “sinistra” italiana (e lo dico da uomo di sinistra).
Straparla di cose che non sa, cioè tutte, e regala voti a Salvini, di cui è fan inconsapevole (perché gli dona consensi ogni volta che apre bocca).
Ora questa scienziata contemporanea, dotata della simpatia di una Santanché bolscevica, ha esalato quanto segue: «Battiato è considerato un autore intellettuale e invece ti vai a fare l’analisi dei suoi testi e sono delle minchiate assolute. Citazioni su citazioni e nessun significato reale. Tolti due testi, forse».

Gentile Murgia, dotata di qual grazia e infinita meraviglia, fammi il favore.
Prima di parlare a caso (per non dir peggio) di Battiato, che sta peraltro combattendo una battaglia difficilissima ed è quindi oltremodo osceno attaccarlo adesso, raggiungi la bellezza assoluta di testi e musiche come Gli uccelli. Up patriots to arms. E ti vengo a cercare. Povera patria. Eccetera. O gli arrangiamenti monumentali di Polli di allevamento, che creò con Giusto Pio per Giorgio Gaber e Sandro Luporini.
Poi, quando avrai anche solo raggiunto un centesimo di tutto questo, e per ora tra le messe cantate a Radio Capital e le sbrosce mosce dei tuoi libretti neanche ti ci sei lontanamente avvicinata narla Senronrio devi lontanamente avvicinata, parla.
Se proprio devi. Nel frattempo, impegnati nell’unica cosa che da sempre sai fare: recitare al peggio la caricatura dell’intellettuale, a uso e consumo di quelli che si accontentano di poco. Anzi quasi niente.
Con rispetto.
Andrea Scanzi