Soldato semplice

 

“Vado alla guerra! Sarà mica la morte di nessuno!”. Comincia così, con una ingenua provocazione che suona quasi come un ossimoro “Soldato semplice” di e con Paolo Cevoli.

Ironico pungolo, fatto con intelligenza, sui mali antichi dell’italietta, dove tutto è da sempre lasciato alla sempiterna arte di arrangiarsi del singolo che deve salvarsi la pelle.

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Il comico di Riccione, dedica un film al nonno, protagonista, suo malgrado, come molti allora, nella prima guerra mondiale, della quale ricorre quest’anno il centenario, facendone un pretesto e grimaldello per mettere alla berlina problemi insoluti del paese, dai raccomandati inetti nei posti di comando, alla disorganizzazione cronica e mai vinta.

Un piccolo maestro di provincia, alpino suo malgrado, si fa mentore di uno sprovveduto ragazzino ischitano che poco sa del mondo e meno ancora della vita. In una sorta di improbabile armata Brancaleone cercherà, con pragmatismo, di mettere in guardia  sulla follia della guerra e sul rischio di combatterla in nome di regnanti che mandano il popolino al macello seduti al caldo nelle loro stanze del potere.

Lui sa bene, invece, quale carneficina abbiano prodotto i valori risorgimentali, “Dio, Patria e Famiglia”, ai quali risponde con disincanto: “Dio? Sono ateo! Famiglia? Sono scapolo! Patria? Austriaci..?.. Volete governarci? Ci arrendiamo! Adesso però cono cazzi vostri!”.

A volte la soluzione migliore pare proprio essere, piaccia o no, la più semplice. Semplice come un anonimo soldato di trincea.

Roberto-Uggeri